Comunione e cresima da ricevere insieme, nella stessa celebrazione liturgica, a 10 anni e un percorso quinquennale in cui coinvolgere anche le famiglie. L’arcidiocesi di Palermo si prepara a una piccola “rivoluzione”: nel corso dell’assemblea pastorale di questa mattina, infatti, è stata annunciata la prossima pubblicazione di un documento che cambierà radicalmente il percorso che oggi porta fanciulli e ragazzi a ricevere i due sacramenti dell’iniziazione cristiana che seguono il battesimo.
Si inizia a 7 anni
L’obiettivo è quello di strutturare il percorso sul modello dell’iniziazione cristiana degli adulti: i sacramenti non saranno più l’atto finale di un corso di catechismo ma tappe intermedie di un cammino molto più lungo e ampio che consenta di fare esperienza di Cristo ed essere immersi nel mistero pasquale. Al momento i dettagli non sono stati ancora forniti, anche se l’indicazione sembra sia quella di iniziare sin dai 7 anni un percorso che durerà almeno fino agli 11 con un accompagnamento graduale sul modello della Chiesa dei primi secoli. Comunione e cresima, come detto, verrebbero ricevute contestualmente a 10 anni mentre a 11, ultima tappa del cammino, potrebbe celebrarsi (ma il condizionale è d’obbligo) il sacramento della riconciliazione.
Fermare la “fuga”
Al momento nelle nostre parrocchie i bambini seguono corsi di catechismo di due o tre anni che portano a ricevere la prima comunione a 9; poi alcuni proseguono il percorso per la cresima ma tanti si allontanano rimandando la confermazione all’età adulta o in prossimità del matrimonio. Un “fuggi fuggi” su cui le diocesi si interrogano da tempo, unitamente al problema delle famiglie che spesso sembrano avulse da questi percorsi ecclesiali. Da qui l’idea di cambiare tutto, coinvolgendo nel percorso i genitori con incontri quindicinali; una presenza, quelle delle famiglie, considerata indispensabile.
Parrocchie chiamate a cambiare
Le novità sono state illustrate da don Daniele Comito, vice responsabile del servizio diocesano per il Catecumenato e recentemente nominato membro del gruppo nazionale in seno all’Ufficio Catechistico della Conferenza episcopale italiana. Novità che richiederanno grandi sforzi alle parrocchie: i catechisti saranno chiamati non solo a rinnovare metodi e linguaggi ma anche a collaborare maggiormente fra loro. Non si procederà più, infatti, a compartimenti stagni (prima comunione, cresima, famiglie) ma con un unico percorso che quindi coinvolgerà vari operatori pastorali e in primis i parroci, chiamati a essere protagonisti e coordinatori di un nuovo progetto difficilmente delegabile solo ai laici.
“Frutto di amplissima consultazione”
Al momento si tratta solo di un documento, per quanto elaborato nel corso degli anni (i primi questionari sono del 2019, poi la pausa dovuta alla pandemia) e già oggetto di studio e dibattito all’interno di numerosi organismi ecclesiali. Quest’anno sarà dedicato alla formazione e non è ancora chiaro se i cambiamenti entreranno in vigore dall’autunno del 2024 o servirà maggior tempo. Quel che è certo, invece, è che non tutti hanno fatto i salti di gioia, tanto da spingere il vicario generale, monsignor Giuseppe Oliveri, a precisare che il nuovo progetto è “frutto di un’amplissima consultazione durata diversi anni, non l’invenzione di un gruppetto capeggiato dal vescovo per stravolgere la prassi”.