La decisione di Francesco dopo le resistenze interne nell’associazione di «monaci laici»: azzerati i vertici, «pieni poteri» all’arcivescovo Filippo Santoro per cambiare gli statuti.
Un anno e mezzo fa il Papa nominò un suo «delegato», il confratello gesuita Gianfranco Ghirlanda, già rettore della Gregoriana, per «accompagnare» la «riforma dello statuto» e «la modifica di alcune norme del direttorio», come aveva chiesto invano due anni prima. Non è successo nulla, evidentemente ci sono state delle resistenze interne. E così Francesco ha deciso il commissariamento dei «Memores Domini», l’associazione laicale di Comunione e liberazione i cui membri si impegnano a praticare castità, povertà e obbedienza e spesso vivono nelle «case» del movimento in stile monastico: delle 1.600 persone hanno fatto questa scelta in 32 Paesi del mondo, soprattutto donne, le più conosciute sono le Memores che da anni vivono accanto e aiutano Benedetto XVI, tra gli altri ne ha fatto parte anche Roberto Formigoni. Nel comunicato della Santa Sede, si dice che «il Santo Padre Francesco, avendo a cuore l’esperienza dei Memores Domini e riconoscendone nel carisma una manifestazione della grazia di Dio, ha disposto un cambiamento nella conduzione dell’associazione». Il Papa ha azzerato i vertici e nominato come suo «delegato speciale» monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, che conosce bene Comunione e Liberazione: è cresciuto nel movimento e nell’84 fu mandato dal fondatore, don Luigi Giussani, come missionario in Brasile, fino a diventare, dall’88 al ‘96, responsabile del movimento in America Latina. Ora monsignor Santoro «assumerà temporaneamente, ad nutum della Sede Apostolica, con pieni pote ri, il governo dell’Associazione, al fine di custodirne il carisma e preservare l’unità dei membri», spiega la Santa Sede: «Simultaneamente, decade l’attuale governo generale dell’associazione». Nel frattempo, padre Ghirlanda è stato nominato «assistente pontificio per le questioni canoniche relative alla medesima associazione».
La Santa Sede, nel chiedere la revisione degli Statuti, aveva detto di «aver ricevuto segnalazioni da parte di membri» dell’associazione e messo in guardia dal «rischio dell’autoreferenzialità» e quindi di chiusura, come spesso accade nei movimenti. Si parlava di «contestazioni in tema di libertà personale, di diritto alla riservatezza» e «più in generale» di «buon governo». In più c’era un problema di conduzione: il presidente della Fraternità di Cl, don Julián Carrón, ha ereditato gli incarichi del fondatore e quindi si trovava ad essere anche il consigliere ecclesiastico dell’associazione laicale, finora guidata da Antonella Frongillo. Insomma, il Vaticano voleva modificare una serie di «disposizioni che pregiudicano la necessaria distinzione tra ambito di governo dell’associazione e ambito della coscienza dei suoi membri». In questi anni, sotto la guida di Carrón e il pontificato di Francesco, Comunione e Liberazione, non senza conflitti interni, ha assunto un profilo sempre più spirituale e meno politico. Ora i Memores Domini dovranno cambiare, nel senso indicato da Francesco a Cl il 7 marzo 2015: «Fedeltà alla tradizione significa tenere vivo il fuoco e non adorare le ceneri»