«La svolta fu nel 1965 con la Messa in italiano – ricorda don Zambello, che al foglietto ha dedicato la vita, fin dall’avvio del Concilio Vaticano II – siamo stati in prima fila nel far conoscere ai fedeli i documenti conciliari e le riforme liturgiche, con innumerevoli edizioni, oltre 60 opuscoli e sussidi di catechesi». Don Zambello ricavò spazio per l’esegesi: «Chiamai noti commentatori, per arginare l’ignoranza biblica: dal mariologo Stefano De Fiores a liturgisti come don Rinaldo Falsini e don Silvano Sirboni. Presto il foglietto arrivò anche ai malati e ai lontanissimi, che spesso ci hanno scritto consolati. Tuttora grazie alle donazioni dei fedeli spediamo 10mila copie nelle carceri. È stato un lungo viaggio, che non mi aspettavo».
Il prossimo passo? «Coinvolgere il popolo di Dio nella traduzione rinnovata del Messale – spiega il direttore don Minali – con le preghiere ritradotte, dal Kyrie eleison al Gloria, al Padre Nostro. Questo servizio è il nostro modo di vivere la vocazione sacerdotale, lavorando per la diffusione del Vangelo e servendo l’Eucaristia con i media. Oggi c’è gran bisogno di nuova evangelizzazione, di formazione. I prossimi approfondimenti saranno sui “novissimi”». Non mancano critiche all’uso del foglietto durante la Messa. «La riforma liturgica richiede dignità della celebrazione, e che la Parola proclamata non sia letta ma ascoltata, per una partecipazione attiva del popolo di Dio – chiarisce don Minali – ma nella pratica sappiamo che non tutti i fedeli sono ugualmente formati nei testi biblici o preparati nella lettura. Senza manicheismi, il nostro strumento vuol aiutare a far conoscere non solo la Parola, ma a vivere la pienezza dell’intera liturgia. Contribuiamo alla consapevolezza del rito, dalle letture al sacrificio eucaristico, quello che Cristo ha detto e che ha realizzato. È un servizio alle comunità». A sostegno, come indicato anche da papa Francesco, della «dimensione adorante, viva della liturgia, per il popolo, trasformatrice del suo cammino di fede».
Il polso di quest’opera è anche nelle circa 60 lettere che arrivano ogni settimana. «Segno che tanti danno valore a quel che leggono – aggiunge don Minali – critiche e apprezzamenti, rispondiamo a tutti ogni lunedì. Le domande vanno dalla fede al modo di agire di Dio. Le contestazioni, più aggressive negli ultimi anni, arrivano invece quando parliamo di poveri, migranti, carceri, perdono e misericordia, perché in tanti credenti sta venendo meno la carità, il tentare di capire l’altro. Ma con il nostro foglietto siamo dentro questo momento storico, in cerca di semplicità e speranza. Siamo parte della vita spirituale delle persone».