«Come l’acqua, goccia a goccia, scava la pietra, così la Parola di Dio, ascoltata spesso, intenerisce a poco a poco la durezza del nostro cuore» (detto n.183). In questo detto del padre Poemen è racchiusa tutta la fiducia che i Padri del deserto avevano nella forza della Parola, considerata, insieme all’umiltà, come l’arma più potente in grado di mettere in fuga il demonio. Epifanio non esita a dire che «il solo vedere la Bibbia ci rende più esitanti di fronte al peccato e ci dà maggiore vigore a compiere la giustizia» (detto n.8). A chi si rattrista per la propria ignoranza e incapacità nel comprendere le Scritture, Origene risponde: «L’incantatore di serpenti non conosce il valore delle parole che pronuncia, ma la bestia ascolta e lo conosce e si sottomette e si umilia. Così è di noi; se anche ignoriamo il senso delle parole che diciamo, i demoni ascoltano e si allontanano con terrore» (Pelagius et Johannes V,32). Un altro anziano paragona la pecora che rumina l’erba dolce per contrastare il bruciore delle spine del deserto a colui che “rumina” le Scritture per contrastare l’attacco dei demoni.
Presso i Padri del deserto imparare a memoria la Scrittura era considerata una pratica ascetica preziosa, un esercizio basilare per la propria vita e maturità spirituale. La Regola di Pacomio prescrive di imparare a memoria, come porzione minima, l’intero Nuovo Testamento e il Salterio, ma non sono pochi i Padri che conoscono a memoria tutta la Bibbia e invitano i propri discepoli a fare altrettanto. In questo sono certamente facilitati da una cultura “orale” che favorisce il raggiungimento di limiti per noi inattingibili e addirittura “miracolosi”, ma su questo incide soprattutto l’amore per la Parola, la passione per la Scrittura e il dono limpido dello Spirito Santo che trova nel silenzio del deserto e nella cessazione di tante attività e distrazioni un terreno favorevole per la sua azione feconda. Epifanio, come del resto Girolamo, non ha esitazioni in merito: per lui «l’ignoranza delle Scritture è un grande precipizio e un profondo baratro».
Ciò, tuttavia, non ci deve portare a pensare che i Padri del deserto avessero un rapporto esclusivamente personale con la Parola: questa schiudeva la vita alle relazioni e diventava polo di attrazione per molti. È famoso il racconto di un anziano che, attraverso un lunghissimo e tremendo digiuno, chiese invano al Signore di essere illuminato su un testo della Scrittura che gli risultava oscuro. Decise allora di ricorrere all’aiuto di un fratello. «Appena chiusa la porta per andare, gli fu inviato un angelo del Signore che gli disse: “Le settanta settimane di digiuno non ti hanno avvicinato a Dio, ma quando ti sei umiliato ad andare da tuo fratello, sono stato mandato ad annunciarti il senso di questa Parola”» (Pelagius et Johannes XV,72). Si racconta anche che il santo padre Bessarione girasse sempre con il Vangelo sotto braccio, cercando di attuare in tutto la Parola del Signore. Un giorno si imbatté in un morto e lo rivestì del suo mantello; poco dopo incontrò un uomo nudo e gli diede la propria tunica rimanendo egli stesso nudo. Gli restava solo il Vangelo e sedeva, nudo, «tenendo sotto l’ascella la Parola che fa ricchi». Un funzionario che lo conosceva, passandogli accanto, lo riconobbe e preoccupato gli chiese: «Padre Bessarione, chi ti ha spogliato?». Ed egli, mostrando il Vangelo, rispose: «Questo!». In seguito, incontrato per strada un povero, per aiutarlo andò di corsa al mercato a vendere «quella stessa Parola che dice: “Vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri”».
Secondo questi giganti del deserto la familiarità con la Scrittura permette all’uomo di sperimentare l’armonia del paradiso: il padre Eutimio viveva nel deserto più squallido, in mezzo a bestie carnivore e velenose, senza che queste gli facessero alcun male. A chi, con stupore, gli faceva notare la cosa, rispondeva: «Questo è normale per chi è iniziato alla Sacra Scrittura: quando Dio abita in un uomo e vi si riposa, tutti gli esseri gli sono sottomessi come lo erano ad Adamo prima che questi trasgredisse il comando di Dio» (Vita Eutimii 13).
È proprio vero: «Come l’acqua goccia a goccia scava la pietra, così la Parola di Dio, ascoltata spesso, intenerisce a poco a poco la durezza del nostro cuore» (detto n.183). Questi uomini, eccentrici per la nostra cultura, ruvidi per la nostra sensibilità, radicali per il nostro modo di valutare dalla Parola di Dio erano riempiti di una tenerezza che attirava le folle e distribuiva vita. Tanta vita.
* Giacomo Perego, sacerdote paolino italiano, è il Coordinatore internazionale del Centro Biblico San Paolo