Don Michele Gianola, direttore dell’Ufficio nazionale per le vocazioni della Cei: «La parola vocazione oggi non è né desueta né scaduta, anzi. Chi viene chiamato ha come sua destinazione il servizio del popolo di Dio, la predicazione e la catechesi»
Nella quarta Domenica di Pasqua – che quest’anno è il 21 aprile – si celebra la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Istituita da Paolo VI nel 1964, giunge quest’anno alla sessantunesima edizione: il tema proposto dall’Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni della Cei è “Creare casa”, che richiama il passaggio 217 dell’Esortazione apostolica “Christus vivit” che il Pontefice ha dedicato ai giovani nel 2019.
«Parli di vocazione e pensi a preti e suore, ma se li provochi i giovani sulle domande profonde della vita, scopri che anche secondo loro si può essere chiamati a una vita da consacrati. Nessuna vocazione vive infatti da sola: la vita è una rete di chiamate, un poliedro, che affascina e spinge verso cose grandi. La scelta fatta in occasione della 61a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni – dice il direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni don Michele Gianola – intende cogliere l’invito di Papa Francesco a creare ambienti adeguati nei quali sperimentare il miracolo della nascita di una nuova vocazione. Il Pontefice infatti ha detto nell’esortazione apostolica Christus vivit che “tutte le nostre istituzioni dobbiamo sviluppare e potenziare molto di più la nostra capacità di accoglienza cordiale […], le comunità come la parrocchia e la scuola dovrebbero offrire percorsi di amore gratuito e promozione, di affermazione e di crescita […]”. Noi siamo partiti da questo spunto».
Oggi pregare per le vocazioni che senso ha? «È in un’occasione come questa – sottolinea don Gianola – che ogni anno facciamo memoria dell’invito del Signore a pregare perché “mandi operai a servizio del suo frutto abbondante [Mt 9,37]”. Oggi, in tutte le diocesi italiane si moltiplicano le iniziative di preghiera e di annuncio vocazionale rivolte in particolare ai giovani: pellegrinaggi, veglie di preghiera, catechesi e testimonianze che risvegliano e rinnovano la scoperta meravigliosa di ritrovarsi insieme a pregare e riconoscere che la vita è dono, grazia e missione. È in questo giorno che il cuore di ciascuno di noi è chiamato a portare davanti a Dio tutte le persone che lo abitano e i cui volti la nostra vita ha intrecciato fin dagli inizi. Parenti e amici, ma anche compagni di scuola e di gioco che non vediamo più da tempo, così come per i più grandi, i colleghi di lavoro, coloro che ci hanno fatto del bene e quelli che ci hanno fatto del male. Non solo in questo giorno, ma domenica in particolare, portiamo al Signore i volti dei bambini, degli adolescenti e dei giovani perché cresca in noi la sete di vedere sorgere in loro la meraviglia della loro vocazione e quelli degli adulti perché la loro vocazione possa trovare compimento, guarigione, misericordia», aggiunge don Michele Gianola. Che ricorda anche il titolo del messaggio del Papa per questo giorno: «“Chiamati a seminare la speranza e a costruire la pace”. La scelta del Pontefice ricorda che Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni è un invito a considerare il dono prezioso della chiamata che il Signore rivolge a ciascuno di noi, suo popolo fedele in cammino, perché possiamo prendere parte al suo progetto d’amore e incarnare la bellezza del Vangelo nei diversi stati di vita». Papa Francesco infatti scrive: «Ascoltare la chiamata divina, lungi dall’essere un dovere imposto dall’esterno, magari in nome di un’ideale religioso; è invece il modo più sicuro che abbiamo di alimentare il desiderio di felicità che ci portiamo dentro: la nostra vita si realizza e si compie quando scopriamo chi siamo, quali sono le nostre qualità, in quale campo possiamo metterle a frutto, quale strada possiamo percorrere per diventare segno e strumento di amore, di accoglienza, di bellezza e di pace, nei contesti in cui viviamo».
La parola ‘vocazione’ non è scaduta, «anzi – ribadisce con enfasi don Gianola -. Chi viene chiamato ha come sua destinazione il servizio del popolo di Dio, la predicazione, la catechesi e, soprattutto, l’incontro personale con il Signore che è il primo momento dell’annuncio del Vangelo».
Nell’anno che il Papa ha dedicato alla preghiera e con la preparazione al Giubileo del 2025 il lavoro di preparazione a una giornata come quella di domenica 21 aprile passa anche dalle Giornate mondiali della Gioventù: «Ci sono legami sempre più complementari tra la Gmg e la giornata di preghiera per le vocazioni, unite dalla speranza per un futuro migliore insieme», dice ancora il direttore dell’Ufficio nazionale per le vocazioni. Che aggiunge un ulteriore tassello: «Le Giornate mondiali della gioventù oggi sono esperienze vocazionali. Lo sono sempre state ma se facessimo oggi una ricerca per verificare quante vocazioni sono nate dall’esperienza delle Gmg e ne rimarremmo stupiti. In esse si verifica quanto Papa Francesco ha ribadito anche a Lisbona: ogni battezzato è missionario e nelle Gmg di fatto accade che i giovani evangelizzano i giovani. Il seme gettato attraverso la condivisione della fede trova poi modo di attecchire nella vita di chi lo ha accolto anche per via della visibilità che la Chiesa assume in questo tipo di evento. Le Gmg sono indubbiamente momenti in cui la Chiesa si mostra in tutta la sua ricchezza e il suo mistero e per i giovani è una scoperta nuova. La vocazione ha bisogno della comunità per crescere. La vocazione è una storia che inizia da un incontro con il Signore e che poi conduce tutta l’esistenza».