Buone pratiche dal cuore sinodale. Lo stato di avanzamento dei Cantieri di Betania nella Chiesa italiana (Paolo Scarafoni e Filomena Rizzo).

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Per allestire nel 1961 il cantiere e trasformare la basilica di San Pietro in una moderna aula conciliare, ci volle quasi un anno. La commissione tecnico-organizzativa presieduta dal Cardinale Gustavo Testa e da Monsignor Pericle Felici, dovette combattere con sistemi di illuminazione, amplificazioni, materiali fonoassorbenti, falegnameria, tappezzerie con metri di damasco e di velluto, e soprattutto con quella che fu una delle voci più costose del concilio: l’affitto, che si pensava per pochi mesi ma in realtà durò più di tre anni, dei ponteggi tubolari metallici della società Dalmine Innocenti.

Da allora la Chiesa è un cantiere aperto, nel senso bello dell’immagine. Pian piano ha perso la fisionomia di una struttura ferma, chiusa, fissa, compiuta e «perfetta», accettando di fare i conti con la realtà che cambia, leggendo i segni dei tempi. Il cantiere della Chiesa del terzo millennio è stato indicato da Papa Francesco: «il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta».

Il Cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI, è lapidario; nella sua operosa diocesi di Bologna ha detto ai facilitatori del Cammino sinodale lo scorso 6 ottobre: «Dal Sinodo non si torna indietro. È il completamento del Concilio ed è espressione di una Chiesa che impara a camminare insieme».

Abbiamo seguito da vicino la fase narrativa che ha portato alle 200 sintesi diocesane pervenute alla Segreteria generale a conclusione del primo anno. È noto a tutti che il testo con le prospettive per il secondo anno si intitola «i Cantieri di Betania». Il presidente della CEI spiega nell’introduzione al documento pubblicato nel luglio scorso, che «[esso] è frutto della sinodalità, nasce dalla consultazione del popolo di Dio … è lo strumento per il prosieguo del Cammino che intende coinvolgere anche coloro che finora ne sono restati ai margini». Tre i Cantieri indicati che potranno essere adattati liberamente a ciascuna realtà: la strada e il villaggio; l’ospitalità e la casa; le diaconie e la formazione spirituale. Oltre a un quarto a scelta delle Chiese locali, come frutto delle sintesi diocesane del primo anno. L’ascolto prosegue e si amplifica e si approfondiscono le priorità individuate.

Il lavoro che di seguito presentiamo desidera valorizzare quanto di importante si sta facendo nelle varie diocesi, evidenziando le buone pratiche. Abbiamo scoperto una Chiesa italiana dal cuore sinodale. Un cuore giovane, con cantieri aperti e laboriosi, nonostante alcune realtà più pigre e poche dormienti. Il metodo da noi usato è stato quello di esaminare i mezzi di comunicazione, sia delle diocesi sia della stampa locale, e raccogliendo informazioni dai social network più diffusi: facebook, youtube, istagram. Lo studio è esplorativo, mosso dal desiderio di conoscere lo stato dei cantieri, mediante un semplice processo di osservazione del coinvolgimento della diocesi e della partecipazione del popolo di Dio. Si tratta di una raccolta di informazioni, senza pretendere di essere esaustivi, che possono essere utili e di stimolo. Mentalità sinodale, camminare insieme, e attitudine alla comunicazione sono convergenti. Per questo i risultati possono essere considerati indicativi della situazione reale. La cornice temporale di questa esplorazione va dai primi giorni di settembre 2022 alla prima settimana di gennaio 2023.

Su 226 diocesi italiane una quarantina non ha ancora aperto i Cantieri. Una situazione particolare di rallentamento è vissuta dalle diocesi che hanno appena cambiato il vescovo; ne abbiamo contate 12. Già alcune si stanno dando da fare per recuperare. In quella di Torino – Susa continua l’importante lavoro iniziato sotto la guida di Mons. Cesare Nosiglia. Il nuovo vescovo Roberto Repole ha tracciato il quarto cantiere nella sua lettera pastorale «Quali germogli per il futuro della Chiesa torinese?», per ridisegnare il territorio, e concentrarsi sulle iniziative che oggi realizzino meglio la bellezza della comunità ecclesiale e l’annuncio del vangelo.

Tutte le diocesi italiane hanno un sito internet. Ci è sembrata significativa la presenza o meno sulla homepage di un banner che collega ai contenuti del Cammino sinodale della diocesi e la sua visibilità. Le più virtuose lo hanno messo in grande evidenza, alcune si limitano ad un collegamento con il sito nazionale. L’arcidiocesi di Genova ha dedicato un sito apposito dal titolo «extragenovasinodale.it», ed elaborato un bel manifesto «mentre erano in cammino», sui Cantieri di Betania; una newsletter alla quale iscriversi per rimanere sempre informati; tanto materiale sul canale youtube «EXtRA – Genova in Cammino» e sulla pagina facebook.

Anche la diocesi di Bari – Bitonto ha un sito apposito, intitolato «Insieme per camminare». Il motto del loro impegno per il primo anno, timorosi di non farcela, è stato «anche un solo passo, ma tutti insieme». Invece «il risultato ci ha sorpresi – raccontano i referenti – per la grande ricchezza di riflessioni e proposte ricevute dalle comunità coinvolte». Si sta camminando veramente con tutti, nessuno è stato lasciato indietro e si sono spinti a far germogliare i sogni anche dietro le sbarre: «il carcere come palestra di sinodalità». E un cantiere apposito per la pastorale dei detenuti è stato aperto nella diocesi di Nuoro – Lanusei accorpata nel 2020, insieme ad altri tre cantieri: quello dello sport, quello della pastorale familiare con l’attenzione particolare alle situazioni di irregolarità, e quello della salute.

Abbiamo rilevato una trentina di casi di accorpamento di Diocesi nella persona del vescovo, come esigenza pastorale attuale. La recente fusione nel maggio scorso della Diocesi di Città di Castello con quella di Gubbio, nella persona del vescovo Mons. Luciano Paolucci Bedini, ha portato quelle comunità ad individuare il quarto cantiere che riguarda proprio l’unione delle Chiese sorelle per imparare a conoscersi, integrarsi, unirsi in uno spirito di fratellanza. Anche se la piena unione delle diocesi di Ferrara e Comacchio risale al 1986, sono stati aperti cinque cantieri sulla Chiesa: Chiesa e mistero, Chiesa e missione, Chiesa e comunione, i ministeri nella Chiesa, le strutture nella Chiesa.

Dalle Chiese sorelle alle parrocchie sorelle. Ad Avezzano il vescovo ha presentato il progetto «Comunità di parrocchie», come cammino di «conversione pastorale» che implica la corresponsabilità anche dei laici (quarto cantiere individuato). La diocesi di Saluzzo, si concentra sull’identità e la trasformazione della parrocchia.

A Belluno – Feltre «le comunità parrocchiali camminano insieme e sono comunità sorelle». Mons. Renato Mangoni sostiene che soltanto un cammino comunitario mette attenzione alle persone con un criterio di essenzialità, ponendo l’Eucaristia al centro. Nella Diocesi di Palestrina – Tivoli, Mons. Mauro Parmeggiani descrive il quarto cantiere riguardante alcuni punti trasversali: iniziazione cristiana; preparazione remota, prossima e successiva alla celebrazione del matrimonio sacramento; ridefinizione delle zone pastorali per migliorare l’organizzazione ecclesiale ma soprattutto per rispondere alla necessità di annuncio del kerygma. Il tutto nella cura particolare per la parrocchia: «casa dove si accoglie, dove si ascolta la parola di Dio, dove si servono i fratelli … come a Betania».

Approfondisce questo orizzonte Mons. Guido Marini, nella diocesi di Tortona, quando sostiene che le Comunità pastorali non sono agglomerati di parrocchie, ma realtà diverse per camminare sinodalmente insieme. Creare consigli vicariali, collaboratori, operatori, «fiammelle capaci di accendere piccoli e grandi fuochi per illuminare e scaldare la vita della chiesa locale».

E tanta è la luce per la Chiesa di Bolzano – Bressanone accesa dal sinodo diocesano del 2015 quando dovettero affrontare le difficoltà sorte fra i diversi gruppi linguistici presenti nelle parrocchie e nella diocesi, e si stabilì di formare un’équipe per raccogliere buone pratiche di comunicazione e di sostegno in situazioni concrete. Lavori pubblicati con il titolo «una chiesa in diverse lingue e culture: un vademecum per coraggiosi». Sulla base di questa esperienza Mons. Ivo Muser presenta il quarto cantiere «ascoltare la Parola», e il quinto «ascoltare lingue e culture diverse». Il Cammino sinodale come «Miracolo delle lingue».

E miracoli di integrazione si possono scorgere nella diocesi di Trieste – Capo d’Istria che ha scelto il cantiere del rapporto tra Chiesa e città. Storicamente si configura come un melting pot di culture, pratiche sociali e religiose, con un’impronta plurale e ampi spazi di sviluppo scientifico. È un luogo di dialogo che può illuminare le buone pratiche della Chiesa.

Anche l’arcidiocesi di Milano punta sul percorso sinodale caratterizzato dal dialogo, soprattutto nell’ambito della cultura e dell’università, «la cultura come eco della preghiera». La diocesi di Vittorio Veneto, ha dato importanza alla comunicazione e al linguaggio, scegliendoli come quarto cantiere. A Caserta hanno aperto il cantiere sul mondo della scuola, e hanno coinvolto tutti gli uffici diocesani a vivere e riorganizzare il loro servizio in modo sinodale.

 

Il riverbero dei cristiani nell’impegno socio politico, proposto dalla Conferenza Episcopale Siciliana è stato accolto dalla Diocesi di Siracusa. I temi caldi della politica italiana sull’ospitalità e l’accoglienza sono stati individuati come quarto cantiere dalle diocesi di San Miniato e di Trani – Barletta – Bisceglie: «Come possiamo essere Chiesa che ha il sapore della casa di Betania e casa che ha il profumo di Chiesa in uscita?».