Con queste parole Benedetto XV concludeva la lettera lo scorso 6 febbraio circa il rapporto sugli abusi nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, reso pubblico il 20 gennaio 2022.
Una lettera che nelle frasi finali assume un sapore profetico perché assomiglia a un vero e proprio testamento spirituale.
Questo è il passaggio profetico a firma del papa emerito, una sua intensa riflessione sulla morte:
«Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato (Paraclito). In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte. In proposito mi ritorna di continuo in mente quello che Giovanni racconta all’inizio dell’Apocalisse: egli vede il Figlio dell’uomo in tutta la sua grandezza e cade ai suoi piedi come morto. Ma Egli, posando su di lui la destra, gli dice: “Non temere! Sono io…” (cfr. Ap 1,12-17).
Cari amici, con questi sentimenti vi benedico tutti.
Benedetto XVI»