Padre Spadaro ha voce pacata e occhi vivacissimi, un sorriso mite e un pensiero rapido e profondo che intreccia le varie sfumature creative di questo suo molteplice “agire” come esperienza di vita. «L’esperienza è una forma di respiro», ha scritto prendendo in prestito l’immagine che Paul Celan ha della poesia, condensata nella parola tedesca Atemwende, “svolta di respiro”. Un’immagine che aiuta a comprendere l’irreversibilità dell’esperienza: «l’inspirazione non si può annullare […]; l’aria inspirata ci ha già modificati, plasmati, ci ha dato la vita. L’espirazione la completa. Così è dell’esperienza vera: una volta fatta, non la si può annullare». E si completa con l’intelligenza, «la comprensione del significato del reale di ciò di cui si fa esperienza» (Svolta di respiro. Spiritualità della vita contemporanea).Tra le esperienze importanti della sua vita Spadaro include l’incontro con la pittura, anzi, meglio, con il colore, un contatto avvenuto come per tutti da bambino a scuola. Dai colori a spirito alle matite, alle tempere e poi l’olio dei pennelli: «non mi sentivo legato al dovere di rappresentare il mondo. Un monte poteva essere blu (del resto, spesso ci appaiono blu per il riflesso della luce del cielo!), o un albero rosso e così via. Il colore non mi veniva dall’oggetto, ma da un altrove più reale della fotografia». Spadaro non è e non è mai stato un pittore, ma l’esperienza della pittura gli è rimasta impressa perché nel colore ha visto da subito qualcos’altro. Non si può pensare una vita senza colori, una vita “in bianco e nero”, la vita è radicalmente colorata.«I dwell in possibility, scriveva Emily Dickinson. Ecco, così il colore»: un’altra frontiera da oltrepassare, una possibilità da esplorare, un viaggio che nel libro Oltrecolore si svolge attraverso i suoi quattro pittori preferiti. «L’Oltre è consustanziale al colore di Hopper, Rothko, Warhol e Basquiat», scrive.
Il tratto principale del mio carattere dolcezza e testardaggine
- A 20 anni ero… pieno di domande
- Oggi sono… attratto dalle sorprese
- Quel che apprezzo di più nei miei amici la spontaneità e la cura
- La più grande felicità percepire affetto e pazienza
- Il dolore più profondo l’incomprensione
- La mia occupazione preferita scrivere
- Quel che detesto più di tutto L’ipocrisia
- L’amore è… Fidarsi
- La città ideale è… Roma
- Il colore che preferisco Il rosso
- Il fiore che amo rosa
- I miei poeti preferiti Raymond Carver, Bartolo Cattafi, Gerard Manley Hopkins
- Un verso di una poesia che mi è caro Siamo ora costretti al concreto/a una crosta di terra/ a una sosta d’insetto/ nel divampante segreto del papavero.
- La bevanda che prediligo… Amarone (il vino)
- Il libro sul comodino Il nostro bisogno di consolazione di Stig Dagerman
- Il mio personaggio letterario preferito è Gesù (nel Vangelo di Marco) perché è incompreso
- Un’opera d’arte che bisogna vedere di persona almeno una volta nella vita… L’Annunciata di Antonello da Messina
- I pittori che amo di più Hopper, Rothko, Andy Warhol, Basquiat
- Il genere musicale che preferisco Jazz
- Un brano musicale che ascolto sempre volentieri La sua figura di Giuni Russo
- Un film che mi ha commosso… Silence di Martin Scorsese
- Il periodo storico in cui avrei voluto vivere… Quello che sto vivendo
- Un personaggio storico che ammiro Non ammiro alcun personaggio storico
- Un personaggio storico che detesto Non detesto alcun personaggio storico
- Il luogo in cui mi piace scrivere La mia scrivania
- Il romanzo che tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita Il gattopardo
- La scrittrice o lo scrittore del passato che avrei voluto conoscere Flannery O’Connor
- La mia biblioteca è ordinata per… aggregazione spontanea
- Un sogno per il presente Che si creda di più nel futuro
- Il futuro che vorrei per le prossime generazioni Un futuro nel quale le differenze non significhino scontri
- Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza Quelle che sono frutto di sentimenti vissuti male o fraintesi
- Il mio motto «Cercare e trovare Dio in tutte le cose» (Ignazio di Loyola)