Presentato l’Instrumentum laboris, cinquanta pagine fitte che tengono conto dei temi emersi dall’ascolto locale, nazionale e continentale. Nessuna conclusione scritta: si tratta di una traccia che l’assemblea convocata dal 4 al 29 ottobre sarà chiamata a discutere e valutare
«Non un documento del magistero della Chiesa né il report di una indagine sociologica; non offre la formulazione di indicazioni operative, di traguardi e obiettivi, né la compiuta elaborazione di una visione teologica». L’Instrumentum laboris (Il)del Sinodo dei vescovi, come era stato già spiegato per i documenti delle tappe continentali, è pensato come «strumento pratico» per agevolare i lavori della prima tappa dell’assemblea sinodale del prossimo ottobre. Non fornisce, dunque, delle risposte, ma piuttosto delle domande che devono agevolare l’ascolto e il dialogo all’interno e all’esterno della Chiesa. «Il percorso compiuto finora», si legge nelle 50 pagine dell’Il, «e in particolare la tappa continentale, ha permesso di identificare e condividere anche le peculiarità delle situazioni che la Chiesa vive nelle diverse regioni del mondo: dalle troppe guerre che insanguinano il nostro pianeta e richiedono di rinnovare l’impegno per la costruzione di una pace giusta, alla minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici con la conseguente priorità della cura per la casa comune; da un sistema economico che produce sfruttamento, disuguaglianza e “scarto” alla pressione omologante del colonialismo culturale che schiaccia le minoranze; dall’esperienza di subire la persecuzione sino al martirio a un’emigrazione che svuota progressivamente le comunità minacciandone la stessa sopravvivenza; dal crescente pluralismo culturale che marca ormai l’intero pianeta all’esperienza delle comunità cristiane che rappresentano minoranze sparute all’interno del Paese in cui vivono, fino a quella di fare i conti con una secolarizzazione sempre più spinta, e talora aggressiva, che sembra ritenere irrilevante l’esperienza religiosa, ma non per questo smette di avere sete della Buona Notizia del Vangelo».
L’elenco è completo con la constatazione che «in molte regioni le Chiese sono profondamente colpite dalla crisi degli abusi: sessuali, di potere e di coscienza, economici e istituzionali. Si tratta di ferite aperte, le cui conseguenze non sono ancora state affrontate fino in fondo. Alla richiesta di perdono rivolta alle vittime delle sofferenze che ha causato, la Chiesa deve unire il crescente impegno di conversione e di riforma per evitare che situazioni analoghe possano ripetersi in futuro».
Nei 60 paragrafi che precedono le schede, il documento precisa le tre questioni fondamentali per la Chiesa sinodale: comunione, missione e partecipazione. Per ciascuno di questi tre ambiti si susseguono cinque schede articolate in domande e preghiere per agevolare la discussione e identificare i passi concreti che la Chiesa può fare per continuare a essere fermento del territorio e che poi verranno sottoposti al Papa.
SI spiega anche che la sinodalità «non è una strategia di organizzazione della Chiesa, ma l’esperienza di poter trovare una unità che abbraccia la diversità senza cancellarla» e che il punto di riferimento privilegiato deve essere la Chiesa locale «in quanto luogo teologico in cui in concreto i Battezzati fanno esperienza di camminare insieme».
Il documento, molto ricco e articolato, parla di dialogo ecumenico e interreligioso, del ruolo delle donne, della figura del vescovo e dei laici, della questione ambientale e del bene comune. E conclude: è «lo Spirito Santo i vero protagonista» e nulla è già stabilito dai documenti preparatori che sono solo una traccia per il discernimento i padri (e le madri) sinodali.